COOPERS ARE NOT WHAT THEY SEEM

Twin Peaks 3 - Episodi 3x3 e 4x3


Avevamo lasciato Cooper (un Kyle MacLachlan sempre più in stato di grazia) che con il benestare di Laura cercava il modo fuggire dalla sua reclusione facendosi largo tra infiniti livelli di tende rosse in velluto e lo ritroviamo risucchiato e finalmente rigettato nel modo reale (?) attraverso la rete elettrica (con una sequenza che Stranger Things e tutto il tuo “sottosopra” per quanto tu sia magnifico, “scansate proprio”!) ed  un violentissimo rigurgito di garmonbozia che nel caso del Cooper/Bob è talmente tossica da contenere davvero tutti i dolori e le mavagità del mondo. Nel mezzo una delle pagine più alte della produzione lynchiana, un’opera tale da essere sufficiente a se stessa per potenza, contaminazione, suggestione, immaginificità e perfezione. I primi 20  minuti di questo secondo slot di episodi sono fantasmagorici come un videoclip di Floria Sigismondi, evocanti l’estetica onirica della premiata ditta Dayton/Ferris di quel video capolavoro che è Tonight Tonight degli Smashing Pumpkins, suggestivi e dalle atmosfere visionarie come un cimelio di certo cinema delle origini, ma soprattutto figli di Lynch dai tratti somatici inconfutabili e gli innegabili cromosomi d’autore in bella mostra, con tutto il carico simbolico di topoi, ossessioni e archetipi che ne consegue.

Al risveglio dall'affascinante incubo pare chiaro ormai che 25 anni nella black lodge non siano una passeggiata per il nostro Cooper e che come minimo ne sia uscito “un po’ scosso”, oltre che scalzo e con “i piedi davanti”, in una evocazione di un’uscita dagli inferi che sa di ritorno alla vita come in un ideale riavvolgere il nastro degli eventi dalla bara a nuova nascita. E se nessuno può decidere dove nascere neanche il nostro può essere sicuro del dove rinascerà. Questo Dougie Jones/Mr. Jackpot/ Cooper è la versione beta di se stesso, un veterano di ritorno da una guerra contro il malvagio in piena sindrome da stress post-traumatico,un Henry Spencer stranito e confuso dalla “erasedhead”, ma con minore inquietudine. 

Non si riconosce nello specchio almeno quanto il Cooper che nell’epilogo della seconda stagione non riesce a rivedersi nel suo inquietante doppelganger Killer Bob, ma non si annienta, piuttosto si studia, cerca di recuperare un'identità ed i rudimenti dell'esistere.


Capiamo che il Cooper "deprogrammato" non riconosce il caffè e non ha neanche particolare affinità con i dolci e quindi non è forse neanche questo il vero Cooper, a dispetto delle apparenze e del suo essere esteticamente il più Cooper tra tutti.
E nel riscoprirsi man mano un altro da se' si fa beffa di se stesso e di noi in un ridere isterico che è dramma ed angoscia.


Contraltare perfetto alla surrealtà del momento una emblematica 
Naomi Watts. La sua importanza nel gioco dei doppi è essenziale, una vera e propria dichiarazione d’intenti di ciò che sarà di qui in poi, in qualità di massima autorità nell’universo lynchiano in termini di equivocità e pluriralità del se’. 

Non a caso in questa casa degli specchi che sempre più sembra essere il nuovo Twin Peaks sullo sfondo di questa pluriambiguità fa il suo ritorno Gordon Cole/David Lynch (in una interpretazione da applausi) come a ratificare l’importanza del moltiplicarsi e l’effimero dell’individualità e dell’unicità del singolo, che non è mai ciò che sembra, proprio come il gufo che torna ad aleggiare nella notte come conferma della pervasività e ancora una volta dello sdoppiamento se non della moltiplicazione di Killer Bob e quindi del male.


In questo tripudio di mondi paralleli il moltiplicarsi si esprime in molte forme e forme deformi: il One Eyed Jack si replica nel Silver Mustang Casino, Bobby Briggs da indagato primigenio si fa indagatore per ruolo mostrandoci quindi a sua volta il suo inedito doppio come poliziotto in forze a Twin Peaks, l’agente Truman diventa uno dei due agenti Truman o meglio, per dirla con Lucy, “quale dei due agenti Truman”; appaiono poi cloni di “selvaggi” di brandiana memoria a loro volta alter ego di quel James Hurley lasciato nelle prime serie in una affascinante sterzata non-sense che è godurioso divertissement in pura salsa Lynch/Frost prima maniera, e non è certamente un caso che proprio qui e proprio ora riappaia anche Denise che per antonomasia, con la sua molteplicità di genere, è doppio intrinseco.
Gabriella Cerbai





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