THE END IS THE BEGINNING IS THE END - OVVERO: COME HO IMPARATO A NON PREOCCUPARMI E AD AMARE LA BOMBA

Twin Peaks 3 - Episodi 7x3 e 8x3



Sedato l'hype attorno al progetto di questo revival e normalizzata la sua esistenza ci ritroviamo nuovamente sconvolti ed avvinti grazie alla potenza di un ottavo capitolo che come una bomba (è proprio il caso di dirlo) deflagra nella tranquillità dei nostri piccoli schermi.

Se per il settimo capitolo si può parlare di una certa linearità e consecutività narrativa, con un picco di sublime nell’interpretazione di Laura Dern/Diane a tu per tu con Gordon Cole/Lynch e con il doppleganger Evil-Cooper, il successivo presenta un nuovo radicale ed imprevisto cambio di registro.

Quest’ottavo è l’episodio più dark, mistico, psichedelico, onirico, antologico, una cesura netta con il narrativismo ormai acquisto con i tre precedenti capitoli, ma certamente il centro assoluto delle 3 stagioni. I simbolismi sempre più si sciolgono in un ordito che ora si mostra preordinato, come se i tempi fossero, dopo 25 anni, sufficientemente maturi per ricostruire il rompicapo della storia ed allargare il campo ed universalizzare oltre la personale vicenda di Laura Palmer e di Twin Peaks, ed inoltre giustificando abbocchi sibillini sopiti da 25 anni.
La complessità della costruzione dell’immagine ci induce ad una vera e propria analisi del testo, ad una necessaria scomposizione degli elementi che sempre più capiamo non essere mai egoriferiti, ma sempre tassello portante di un disegno mai astratto. La sensazione è quella di aver fino ad ora avuto accesso solo a dettagli sparsi del quadro generale, senza in effetti essere stati realmente abilitati ad osservare tutto nella sua interezza.

L'episodio è diviso in due segmenti, così come eternamente ambigua è la materia del racconto il primo ancora narrativo e di chiara e dichiarata ispirazione Lost Highways in quelle miglia macinate al buio, incorniciate dal giallo della segnaletica ed illuminate dai fari di un auto in corsa. E' la lunga strada verso casa (che è marchio lynchiano nel suo rifarsi insistito alla mitologia del Mago di Oz), sempre travagliata, sempre interrotta, sempre perduta. 


Il palesarsi dei Nine Inch Nails di Trent Reznor che di Lost Highways hanno firmato la soundtrack sono il più potente richiamo alla mitologia delle “strade perdute” e nel loro esplicito messaggio anche a Laura, "She's gone away".

Deviando ed andando ancora una volta fuori dalla strada prescritta Evil-Cooper perde ancora una volta la rotta e proprio dopo aver appena sentenziato, rivolto a Ray Monroe “…la via è difficile da vedere e il terreno non è familiare, ma sembra di essere nella giusta direzione”. Ma Evil-Cooper è una creatura della Black Lodge e non è annientabile come un comune mortale. Il ballo delle anime perse che lo custodiscono e lo riportano in vita ed il volto di Bob che riaffiora sul volto di una di queste ombre sono il link che ci porta al secondo segmento dell’episodio, introdotto inoltre da una dichiarazione del tutto emblematica che Ray fa a Philip dopo aver assistito all’orrorifica coreografia "Ho visto qualcosa in Cooper che potrebbe essere la chiave di tutta questa storia".

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Cooper: “Is BOB near us now?
Mike: “For nearly forty years
Stagione 2 episodio 6

16 luglio 1945, White Sands, New Mexico i circa 40 anni prima allusi da Mike
Lo scenario lunare di un deserto scosso dall’esplosione di una bomba atomica prelude ad una lunghissima sequenza di rara bellezza come mai niente di visto a livello televisivo. Capiamo subito che quel gioiello incastonato in incipit del terzo capitolo del revival altro non era che una fondamentale esca narrativa. Galassie porpora, territori violacei che sono oceani in tempesta e che tumultuosi si infrangono su una scogliera sormontata da una torre dalle sembianze fantastiche. Si ripropongono gli ambienti (la White Lodge?) che hanno ospitato il vero Cooper alla ricerca di una via di fuga dalla Black Lodge così come gli esseri che li popolano, primo fra tutti il Gigante, affiancato qui da una enigmatica figura femminile, señorita Dido, che nei suoi occhi bistrati e nel volto quasi dipinto ha la drammaticità di una diva del muto, di una Lillian Gish, di una Mary Pickford. Davanti a lei l’evocazione di un palco, il teatro dietro il radiatore di Eraserhead, il Club Silencio di Mullholland Drive. No hay banda, ed infatti il palco è vuoto, sormontato solo da uno schermo che cristallizza l’immagine di Bob, riapparso nel rigurgito di un fantoccio che fluttua nella galassia; ed è invece dal fluido dorato che tanto assomiglia alla lava tossica di gormobozia che stilla dalla testa del Gigante che si materializza anche il volto di Laura, 40 anni prima, che, dopo essere stata come benedetta e salutata da un bacio di addio della misteriosa señorita Dido, gronda inesorabile su un'immagine antica del modo fino a precipitare su Twin Peaks. E’ la Terra che si contamina, è Laura che da predestinata è chiamata al sacrificio. Bob è quindi un male atavico che l'esplosione nucleare scatena, è un 'energia distruttiva liberata dalla detonazione della bomba che l’immolarsi involontario di Laura, per mezzo di Cooper è chiamato a scardinare, a riportare nei ranghi. L’immagine del fungo atomico immortalata alle spalle di Gordon Cole nel suo ufficio vista nel quarto episodio trova una sua ragione d’essere ancora una volta come anticipazione, ennesimo mirabile teaser. 


Visivamente è forse il momento televisivo di più alta levatura artistica mai osato, un vero e proprio estratto di cinema sperimentale riprodotto per il piccolo schermo, con rimandi dichiarati all'amata opera prima Eraserhead nel suo bianco/nero saturo, ma anche alla fotografia del celebre espressionismo tedesco, così come potenti assonanze con l'avanguardia statunitense del New American Cinema, Jonas Mekas, la Marie Menken di Hurry! Hurry! gli effetti speciali di fattura artigianale, il sincronismo immagine/musica dei Whitney bros. il gioco di cromie e di sonorità rubato a Kubric
k, con riferimento esplicito a Shining nella colonna sonora (l’evocativo e struggente Threnody to the Victims of Hiroshima di Krzysztof Penderecki), a Dr. Strangelove nei contenuti, ma anche indiscutibilmente a 2001 nella forma.


La sequenza che si concentra sulla pompa di benzina è una gemma d'arte pura emblema di quel fermento e per quell’ossessione per l’energia tipica di Lynch, sia quella vitale che quella più prosaica derivata dal petrolio, dall’ordigno nucleare, dalla terra, dalle acque, dal fuoco e dagli elementi in generale.

Con ultimo stacco avanziamo di qualche anno al 1956 in uno scenario che è un crossover tra la tranquilla periferia urbana di Blue Velvet che a quella di Twin Peaks, ed è qui che vediamo i primi effetti della mutazione, presumibilmente destinati a ripetersi in molti altrove fino all’avvento di Laura. Rane-insetto che escono da uova schiuse e si insinuano in corpi di giovani donne presumibilmente infettandoli, e un Woodsman che ha le inquietanti sembianze degli spiriti protettori che hanno sottratto alla morte Evil-Cooper oltre 60 anni dopo, che uccide con fredda lucidità e come in stato di trance come lke “the Spike” al suono di una cantilena apparentemente senza senso: "Questa è l'acqua e questo è il pozzo. Bevete e scendete. Il cavallo è bianco d'occhi e scuro dentro".


Gabriella Cerbai




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