THROUGH THE LOOKING-GLASS, AND WHAT DALE COOPER FOUND THERE


Twin Peaks 3 - Episodi 5x3 e 6x3


Ancora ebbri per la densità narrativa e simbolica dei primi 4 episodi di questo revival e della sbornia da input che ne consegue, come pugili suonati si approda ad un quinto e ad un sesto capitolo (il secondo proseguo evidente dell'altro grazie anche ad un surreale cliffhanger) che si mostrano subito differenti nei modi e nelle azioni, meditativi ed autoriferiti. 
il racconto si distende in forma orizzontale ed indiscutibilmente ponendo il focus su Dougie.

Dietro l'apparente stallo degli eventi si cela innanzi tutto un fondamentale momento interlocutorio che serve tra l’altro a sedimentare gli elementi del racconto. Iniziamo così a vedere nel dettaglio i fili con i quali è intessuta la fitta trama della storia, gli elementi ricorrenti, la gestualità ed il simbolismo che dall'intero campionario delle ossessioni lynchiane vengono estrapolate per divenire proprie di questa nuova creatura con identità a se stante. L'ambiguità è il macrotema, il cardine, l'ombra lunga che tutto pervade.

Abbiamo infatti già parlato dell'insistere, tra la moltitudine di registri e dei temi ricorrenti, sul concetto di doppio e del "moltiplicato" sopra ogni altro, qui declinato in ogni sua espressione archetipica, lo specchio, l'alter ego, il doppleganger.

Sempre più si rafforza come vero tema dominante il ricorrere insistito al duplice, come se tutto ciò che di fondamentale appare non possa che apparire più e più volte debba necessariamente essere ribadito come in un impulso irrefrenabile di coazione a ripetere.
Come quel Rancho Rosa che con la sua atmosfera artefatta ed i suoi scheletri nell'armadio fatti di droga e deserto emotivo è alias di Twin Peaks, come il perturbante palesarsi di un apparente nuovo elemento, Ike 'The Spike' Stadtler, che è alias fisico del nano, qui folle sicario senza scrupoli. La contrapposizione quasi necessaria di versioni plurime di figure classiche come quella materna, che nel sesto episodio oscilla tra la rappresentazione della genitrice amorevole e quella dissennata. L'alternanza tra il positivo ed il negativo, l’ambivalenza di ogni elemento che può essere tutto ed il suo esatto contrario è centrale ai fini del racconto e si estende anche all'accezione simbolica che viene data agli oggetti, che nel loro ricorrere in più luoghi e contesti sono emblematici chiavi di volta, come la monetina  del misterioso teppista Richard Horne (se e quale connessione con Audrey?) e quella di Hawk qui alle prese con la risoluzione dell’enigma che la signora ceppo gli aveva affidato all’inizio di questa serie.

La proliferazione, la moltiplicazione è l'elemento che domina e sottende anche nel continuo riferirsi al topos del corpo senza testa che è un leit motiv ma anche un significante nel suo senso proprio di forma che rimanda al contenuto. La perdita di senno di Cooper, il suo disorientamento (ma anche il nostro), si riflettono nel concetto che queste salme decollate esprimono, dal morto ricomposto con la testa della bibliotecaria Ruth Davenport, al corpo esploso insieme all'auto di Dougie Jones. Cooper è senza testa, out of mind, ma ha paradossalmente  molte teste, come abbiamo già visto, certamente troppe. E' il gioco tanto caro a Lynch dell'attraverso lo specchio, un Cooper che come moderna Alice è indotto ad attraversare il varco che lo conduce verso una dimensione, e non è un caso che lo specchio, elemento disturbante e nodale dell'ultima scena della seconda stagione, qui ritorni anche fuor di metafora con ricorrenza quasi metodica. Avevamo detto di un Cooper/Dougie Jones che scruta la propria immagine riflessa e ritroviamo qui un Cooper/Bob che dialoga proprio allo specchio con il suo lato oscuro facendo emergere, dopo 25 anni di attesa e terrori mai sopiti, nuovamente i lineamenti del doppio malvagio sul suo viso.




Tutto questo mentre Cooper/Dougie prosegue con lentezza, lo dicevamo, con il recuperare confuso i frammenti che lo compongono. 
Anche nel completo da Cooper che Dougie Jones torna a vestire nel sesto capitolo, il nostro non riacquista infatti il senno, ma continua ad immagazzinare informazioni utili a ritrovare l propria coscienza, dimostrando propensione naturale per tutti quegli elementi propri della sua vita pre black lodge. Il "damn coffee" del quale si riscopre ghiotto fino all'eccesso in una delle sequenze più memorabili di questo ritorno, le sue reazioni da cane pavloviano davanti all'appellativo di "agent", ai "case files" che gli vengono affidati e alla statua con mano armata di pistola che contempla senza riuscire a staccarsene, al distintivo del poliziotto che lo recupera disorientato fuori dal suo posto di lavoro e lo riconsegna ad una sempre più magnifica Naomi Watts, ma anche il riflesso incondizionato del pollice alzato in segno d’intesa che senza cognizione di causa ritorna ad essere suo marchio di fabbrica.

In questi due nuovi capitoli le digressioni al racconto ci riportano inoltre ad una Twin Peaks ancora funestata dalla tossicodipendenza e dal vuoto pneumatico delle giovani generazioni, dalla violenza senza senso che si fa irruzione drammatica e manifestazione di quel male che Bob e la Black Lodge rappresentano anche quando non sono resi palesi, ma ci rimandano anche ad un altrove lontano sia nello spazio che nel tempo, con il citare improvviso quella Buenos Aires che è un rimando evidente al misterioso personaggio di Judy, convitato di pietra in Fuoco cammina con me, e ulteriore rimando quindi al già citato Philip Jeffries.

Ma se lo stallo narrativo di cui sopra è stato subito definito presunto è perché alla rarefazione cronicistica di quesi due episodi corrisponde in realtà un'assoluta centralità nella vicenda di Twin Peaks e non solo di questo revival.
La calma apparente è il preludio perfetto all'assoluto squadernamento degli assetti, allo snodo degli snodi, del palesarsi della quasi mitologica Diane che per la prima volta si rivela reale in un incredibile colpo di scena che è un'assoluta epifania, e che in una perfetta manifestazione autoriale assume le uniche sembianze possibili, quella della musa lynchiana per eccellenza Laura Dern. E' sino ad ora la rivelazione più potente, l'aggancio più emblematico tra i moltissimi alla serie originaria, ed è la risoluzione del primo grande mistero di Twin Peaks. Al di là del maestrale coup de théâtre l'impressione è che Diane sarà chiamata ad essere molto di più di tutto questo (Gordon e Albert che l'avevano evocata  ne sembrano più che convinti), che debba essere per Cooper un po' come la chiave della scatola blu che custodisce ed intrappola la sua vera dimensione, e quindi l'unica che possa rituffarlo attraverso lo specchio. Ma quella è un'altra Diane, ma quella è un'altra storia. Oppure no.




Gabriella Cerbai

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